Fuffa Guru dei Social: Come Riconoscerlo?
Giusy Caso
Attenzione: in questo articolo NON SI PARLA DI CUGGINI. Perché il cuggino appartiene ad un’altra categoria. Il parente ingenuo, convinto che fare i social sia solo questione di pubblicare un paio di foto e di video, si affida a lui per un certo senso di protezione e sicurezza, così resta tutto in famiglia. Insomma, se è qualcosa, al cuggino lo puoi cazziare liberamente, e dirgli eventualmente di andarsene a quel paese. E poi, soprattutto, non lo paghi, o lo paghi pochissimo, mica male.
Il cuggino alla fine è una creatura un po’ indifesa, spesso viene “menato dentro”, come si suol dire, non se la va a cercare manco lui. Ma per il solo fatto di essere un adolescente, possedere uno smartphone, farsi selfie e stare 3 quarti di giornata sui social, viene ritenuto dal consanguineo ultracinquantenne un essere capace di più o meno qualsiasi cosa a livello informatico. “E poi almeno accussì o mettim a fa coccos a chist ca sta azziccat annanz a nu scherm ra matin a ser senza concludere nu cazz” (“E poi almeno così gli diamo qualcosa da fare a questo essere, che sta davanti a uno schermo dalla mattina alla sera senza concludere alcunché”). Alla fine il cuggino mi fa pure un po’ pena.
Ma no, la digressione è andata fin troppo avanti. Perchè qui parliamo dell’altra pericolosa categoria con cui noi social media manager dobbiamo fare i conti: gli impostori, i fuffa guru, i venditori di fumo.
Indice
1. Chi Sono i Fuffa Guru?
I “fuffa guru” sono figure carismatiche, o quanto meno si ritengono tali, perché promettono numeri da record e di trasformare il business di chi si affiderà a loro da un giorno all’altro. Perché sono così diversi dai cuggini? Beh, innanzitutto, questi spillano soldi, mentre i poveri cuggini alla fine si accontentano delle briciole.
Il guru, poi, difficilmente si autoidentificherà come social media manager: gli sembrerà quasi uno sminuire la sua posizione di sedicente professionista, per cui prediligerà titoloni che includano almeno uno “specialist” o un “expert”, così, per darsi un po’ di tono. Talvolta potrebbe anche identificarsi come “coach” o “tutor” del digitale, per far intendere che, da lui/lei e dalla sua esperienza (?), c’è solo da imparare. Ma come facciamo a riconoscerlo, se gli appellativi sono così diversi e variegati?
Come metterci in guardia da questo losco figuro? E soprattutto, come differenziare un vero professionista dei social da un impostore?
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2. Il Fuffa Guru Punta Tutto Sui Numeri
Il guru, per convincere il suo pubblico a fare affidamento alla sua consulenza o ai suoi servizi, fa spesso riferimento ai numeri di un altro business che ha portato avanti. Mostra quanti follower ha accumulato, quante visualizzazioni ha fatto, quanti like ha realizzato. Come se quello che fai su un business possa funzionare universalmente su qualsiasi altro business tu lo vada ad applicare.
Però se il fuffa guru punta tutto sui numeri è perché sa benissimo che sono vanity metrics, uno specchietto per le allodole, una misura quantitativa e non qualitativa del lavoro svolto, ma che purtroppo, bisogna dirlo, fa colpo sui non addetti ai lavori.
Un professionista dei social VERO, invece, sa che deve parlare di altro: per esempio, di strategia di immagine e di posizionamento. E se dà i numeri, sarà sicuramente dovuto ad altri motivi (come i bug di Instagram o di Business Suite)! Vediamo perché.
I social, in ambito marketing, sono quel canale di comunicazione che serve a fornire un’identità precisa al brand che lo distingua dai competitor. I social fanno parte della parte alta del funnel, quella che riguarda la awareness e quell’insieme di valori autentici che il brand deve trasmettere per riuscire ad attrarre e fidelizzare persone in target, che siano cioè interessate a quello che il brand ha da dire.
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Il numero di like e follower sono la conseguenza, il sintomo, del successo di una strategia: ci deve essere una crescita, ma non è statisticamente possibile prevedere di arrivare a 10k o a 100k in un determinato arco temporale. Oltre alla bontà della strategia in sé e per sé, molto lo fanno il budget e le risorse a disposizione, altri canali di comunicazione su cui si lavora oltre ai social, la nicchia stessa di interesse, la disponibilità delle persone che incarnano il brand di collaborare con il professionista.
Ecco perché le persone dovrebbero diffidare da chi, come biglietto da visita, propone numeri sicuri in crescita, anche perché potrebbero essere benissimo risultato di scorciatoie, come acquisto follower o engagement pompato in gruppi il cui interesse è avere visibilità reciproca.
La professionalità di chi lavora sui social, invece, la fa la capacità di comprendere il sentiment online riguardo determinati interessi, prodotti o servizi, e di coniugare quel sentiment con le caratteristiche uniche e autentiche del brand o del personal brand che deve costruire la sua presenza digitale.
In altre parole, il professionista dei social capta gli interessi del target e i pain points dei competitor e li modella sull’identità del proprio cliente. E di certo, se il professionista parlerà di follower, lo farà dicendo al proprio cliente che, al fine di curare i suoi stessi interessi, è molto più importante valutarne la qualità, piuttosto della quantità.
3. Il Fuffa Guru Non Ha Veri Obiettivi
I contenuti social dei fuffa guru, quelli fatti per accaparrarsi la clientela, sono quasi tutti uguali: parleranno al massimo di “come aumentare subito le tue visualizzazioni”, “come aumentare facilmente i tuoi like”, “come aumentare velocemente i tuoi follower da 0 a 100K”.
Tutto sbagliato, però la gente ci casca, spinta dal desiderio di essere qualcuno e di monetizzare come i più noti influencer, e i guru lo sanno.
Al contrario, un professionista dei social, al suo primo contatto con un potenziale cliente, dovrebbe porre questa semplice domanda: qual è il tuo OBIETTIVO sui social media? SPOILER: La risposta non può essere aumentare i follower.
Sono ammesse risposte del tipo:
- crearmi un’identità;
- farmi conoscere;
- avere contatti;
- stimolare la conversazione e l’engagement;
- trasferire traffico sul mio sito web;
- portare le persone nel mio store.
E questo non avviene mai dall’oggi al domani, non c’è “subito”, “facile” o “veloce” ce tenga. È un lavoro di costanza che, soprattutto, deve avvenire in sinergia con tutte le altre risorse comunicative di cui il brand dispone.
4. Il Fuffa Guru Ti Vende L'Idea di Farti Vendere di Più
Qualche guru social promette di far aumentare le vendite, che siano online o in store? Bene: sorpresa delle sorprese, il professionista dei social non prometterà mai di far aumentare le vendite, a meno che non sia anche e-commerce o store specialist.
Nessun social media manager dovrebbe mai sentirsi in obbligo di promettere, in fase di colloquio, un aumento delle vendite: semplicemente, non è né il suo compito né la sua responsabilità! Ovviamente, è bene che il social media manager lo metta in chiaro fin da subito con i suoi potenziali clienti, dato che al giorno d’oggi c’è davvero posa consapevolezza riguardo al suo ruolo.
Ma perché un social media manager non può essere responsabile delle vendite?
Quando il traffico dai social arriva su un altro canale, fisico o digitale, entra in gioco tutta la user experience della piattaforma o del luogo. E, come anticipato, a chi lavora con i social non è richiesto che abbia anche esperienza su come si gestisce uno store online o fisico, e di certo non ha la bacchetta magica affinché le persone che “entrano” nel negozio siano portate ad acquistare.
Questo perché l’efficacia di uno store nel vendere la fanno una serie interminabile di fattori di user experience: per restare nell’online, parliamo di:
- un sistema verificato di recensioni;
- landing page strutturate;
- immagini prodotto evocative;
- note comprensibili e ben visibili sulle modalità di spedizione e reso;
- descrizioni lunghe e accurate;
- processi di checkout perfetti;
- upselling e crosselling;
- reminder sui carrelli abbandonati;
- un sistema valido di linking interno;
- gestione del magazzino;
- chat live;
- e tantissimi altri fattori.
Perciò ci si dovrebbe sempre assicurare che chi promette vendite abbia le competenze per farlo. Un social media manager non è un responsabile e-commerce, e a meno che non abbia ulteriori competenze non ti potrà mai promettere di farti vendere di più.
Un professionista dei social può, al massimo, agire di concerto con l’altro professionista che si occupa del marketing dello store online, o del negozio, ma non può e non deve mai sostituirsi a questo (a meno che come già anticipato non si sia formato anche in questo ulteriore campo).
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