Il Peso della Viralità: l’Effetto yo-yo sui Social Media
Giusy Caso
Mentre sto scrivendo questo articolo si sta inesorabilmente avvicinando il mio 33esimo compleanno, motivo per cui ho deciso di farmi un regalo: espormi un po’ di più sulla mia vita personale. Credo sia catartico e che possa farmi del bene. Nel farmi questo regalo, ad ogni modo, non deluderò le aspettative di chi frequenta un blog dedicato al social media marketing. Che sfida, eh?
Parlerò infatti di quei numeri che generalmente ossessionano un bel po’ di persone, me ovviamente prima di tutti: i numeri sulla bilancia e i numeri sui social.
L’ispirazione mi è balenata in testa da un po’, dopo aver sbirciato l’anteprima dell’articolo di Selvaggia Lucarelli intitolato “Come sei dimagrita” e dal sottotitolo: “Centinaia di commenti tutti uguali, certamente in buona fede, certamente per farmi piacere. Eppure -come sempre quando si parla di peso altrui- la storia è un po’ più complicata di come sembra”.
Dico “sbirciato l’anteprima”, perché non sono abbonata al suo substack e quindi non posso leggere per interi gli articoli a pagamento. Ma fondamentalmente conosco già benissimo la riflessione di Selvaggia, anche senza aver letto per intero ciò che ha scritto, proprio perché ho provato più volte sulla mia pelle quello che lei sente dentro, ora che è dimagrita, e che tutti le fanno complimenti per “quanto sta bene con quei chili in meno” (ci capirai qualcosa in più di seguito, te lo giuro).
Ad ogni modo, questa storia del “piacere agli altri” e del “misurarsi in numeri” relativa alla perdita di peso – ti porterò, spero, a capire – è proprio la stessa identica storia che succede con i social. Ma che siano quelli dei kg persi o quelli dei follower guadagnati, questi numeri ci fanno, talvolta e inconsapevolmente, del male.
Cominciamo?
Indice
1. Lavorare con i Social è come Fare la Dieta
Hai mai provato quella sensazione di euforia quando un post decolla e diventa virale? Notifiche che esplodono, condivisioni a raffica, commenti entusiasti. Ti senti il re o la regina dei social, il boss della tua nicchia: insomma, l’algoritmo finalmente si è accorto di te e vuole farti conoscere al mondo intero!
Belle quelle giornate in cui le interazioni cascano nella tua sezione notifiche come pioggia durante la stagione monsonica. Poi però, all’improvviso, tutto si ferma. Scendi dal piedistallo della viralità e ti trovi a guardare, smarrito, il resto del feed. I post precedenti? Dimenticati. I post successivi? Invisibili. Ed ecco che quella sensazione di trionfo inizia pian piano a trasformarsi in frustrazione.
Ecco. Lavorare con i social è un po’ come fare la dieta. E io lo so bene, conosco bene entrambe le dinamiche. Quando finalmente riesci a buttare giù quei chili che ti pesano sull’anima tanto quanto sulla bilancia, inizi a ricevere complimenti, a ricevere apprezzamenti, e ti senti alla grande. “Come stai bene, non ti si riconosce!” è il riscontro-tipo di chi non ti vedeva da secoli, ma ancor meglio se il feedback positivo proviene dal salumiere che ti ha servito 60 grammi di bresaola al banco supermercato giusto un paio di settimane prima. Sembrerebbe tutta una grande botta di autostima, vero? Poi, però, arriva la riflessione velenosa: Ma se ora “sto bene”, quindi prima facevo schifo? E quindi, tornerò a fare schifo se poi quei chili li riprendo? (che per me è sempre stata un po’ più una profezia: tornerò a fare schifo QUANDO quei chili li riprendo?).
Mi espongo un po’ di più: ci sono periodi in cui, in fase di accumulo di chili, la voglia di uscire fuori dalle mura domestiche mi abbandona totalmente perché mi risuona in testa, come una eco infinita, il giudizio degli altri: “se quando dimagrisco mi dicono che sto bene, ora magari, ecco, non è che mi diranno che sto male, ma sicuramente lo penseranno, e davvero non ho voglia di sentire i loro pensieri attraverso i loro occhi. Meglio se oggi resto a casa”.
Bene. Ora, se hai vissuto un qualcosa di simile, o se sei almeno un poco empatico/a, puoi iniziare a immaginare come lo stesso possa accadere con i social. Come i chili persi e gli annessi complimenti, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, non sono proprio la massima aspirazione di chi vive l’effetto yo-yo, così un post virale può essere un’arma a doppio taglio. Può esaltarti il momento prima, con tutti quei mi piace, tutti quei commenti pieni di cuoricini, pieni di “bellissimo!”, di “geniale!” … e deprimerti appena il momento dopo.
2. L’Effetto yo-yo dei Social Media
Dicevo che, proprio come con la perdita di peso, la viralità spesso porta con sé una condizione tossica: l’effetto yo-yo. Un giorno sei sulla cresta dell’onda, il giorno dopo stai già nel panico cercando di replicare quel successo, spesso invano. Ti chiedi: “Ma cosa ho fatto di giusto l’ultima volta? E perché ora non va?”. Spoiler: non sempre c’è una risposta logica. Tu lo sai, ne sei consapevole, ma comunque ti passa la voglia di lavorare a quei post, perché ormai sei già caduto nello sconforto: non riesci a restare all’altezza di quel contenuto virale, e tanto vale non impegnarti più di tanto, tanto vale non pubblicare.
Come chi passa da una dieta all’altra sperando di trovare la formula magica per perdere definitivamente quei dannati chili in eccesso, noi che lavoriamo con i social ci affanniamo con trend e format sperando di riacciuffare quel momento d’oro che è la viralità. Ma la verità è che l’algoritmo è un po’ come il metabolismo: non sempre segue schemi chiari e lineari. Ahimè.
3. Non Sei il Numero di Chili che Hai, Non Sei il Numero di Like che Ottieni
Il rischio più grande di tutto questo? Legare la propria autostima (e la percezione del proprio valore) ai numeri. Quando perdi peso, il tuo valore non sta in quel numero sulla bilancia, né nei complimenti del tipo “Come stai bene adesso!”. Se ora stai bene, significa che prima stavi male? No (provo a dirmelo a voce alta per convincermi). NO! E ti dirò di più: il problema non è mai il tuo peso, il peso dei chili in eccesso, ma il peso del giudizio altrui.
Lo stesso vale per i social: quando un post diventa virale, il suo valore (e per estensione il valore di chi l’ha creato) non sta nel numero di like o delle visualizzazioni ottenute. Un singolo post non definisce la tua bravura, proprio come un numero sulla bilancia non definisce la tua bellezza.
E sai cosa? Se apprezzi il tuo valore solo nei momenti di picco (che sia il picco più basso del tuo peso o il picco più alto di views), finirai per vivere tutto il resto come un fallimento. Ed è così che l’insoddisfazione diventa una costante – che si tratti di chili, o di post.
4. Quindi, Come Evitare di Subire l’Effetto yo-yo dei Social?
Dopo questo paragone, fosse un po’ azzardato (ma me lo concederete, si avvicina il mio compleanno!), tra la dieta e i social media, tra la perdita di peso e la viralità, ecco il punto a cui volevo davvero arrivare. Cosa puoi fare per non cadere nella trappola ingannevole del successo improvviso e temporaneo? Spoiler: continuerò con i paragoni.
- Ragiona a lungo termine: Puntare a fare un post virale è come imporsi una settimana a insalatone scondite: una illusione di benessere, inutile, fuorviante, deleteria. Non puoi pensare di raggiungere tutti i tuoi obiettivi in un solo colpo, come in una dieta lampo. Meglio valutare i risultati nel lungo termine, anche se arrivano lentamente e in modo altalenante. Insomma, non ossessionarti.
- La varietà ti fa bene: I post vanno dosati come i pasti (che poi, post e pasti ma quante lettere hanno in comune, eh?): alcuni sono più leggeri e informativi, altri più “gustosi” e accattivanti, altri non se ne scenderanno proprio. Ma comunque, nell’insieme e nella loro varietà, tutti saranno utili al tuo obiettivo finale: nutrire la tua community.
- Riconosci i tuoi successi oltre i numeri: A cosa serve perdere peso se vivi di privazioni e frustrazione? Lo stesso vale per i social: chi te lo fa fare di rincorrere costantemente la viralità se questo ti espone continuamente a delusione e insoddisfazione? Quando qualcuno ti scrive un DM dicendo che il tuo contenuto è stato utile, o quando ricevi un commento sincero, ecco: quelli sono i veri segnali che il tuo lavoro ha impatto per qualcuno. E questo dovrebbe essere l’obiettivo del tuo lavoro, non di certo la viralità.
5. Morale della Favola
Un post virale non è sinonimo di successo duraturo, così come una dieta lampo non ti serve a stare bene per sempre. Goditi il momento, ma non farti inghiottire dalla dipendenza da risultati apparenti e immediati. Lavora con strategia, costruisci fiducia nel tempo e ricorda: la visibilità, come il peso, va e viene, ma il tuo valore rimane. Sempre.
PS. Mentre scrivo, sono nella fase in cui i chili stanno scendendo. Mi sento bene, anche se il percorso è tutt’altro che facile: un’ora di camminata veloce al mattino, un’ora di fit-boxe la sera, più verdure del solito da cucinare a pranzo e cena, meno pane con cui accompagnarla, e zero fuoripasto per placare lo stress del lavoro.
Ma sai perché mi sento davvero bene? Perché, per la prima volta, sto facendo tutto questo per me stessa, e non per ottenere l’approvazione degli altri. Il problema nasce quando i complimenti e gli apprezzamenti diventano una sorta di ricompensa per l’impegno che stai mettendo nella tua sfida. È lì che si innesca il meccanismo tossico: inizi a misurare il tuo valore in base ai giudizi esterni.
E se ci pensi, non è esattamente lo stesso meccanismo tossico che si presenta anche con i social?
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